Premio Raffaele Pezzuti per l’Arte, prima edizione

 
Il Premio Raffaele Pezzuti per l’Arte” è un concorso riservato a giovani talenti dell’arte visiva agli esordi e dedicato alla memoria di Raffaele Pezzuti, giovane artista napoletano morto in circostanze tragiche nel 2002. Lo spirito con cui è nato il Premio è quello di creare un modello per combattere alla radice le occasioni che conducono molti giovani della città a fuggire da Napoli o ad entrare in contatto con la criminalità. La creatività, in qualunque forma essa si manifesti, è l’unica” arma” con cui respingere a priori la violenza diffusa sul territorio.
 
 

Le vincitrici della 1a Edizione – Napoli “di sotto in su”

Le vincitrici ex-aequo della 1a Edizione del Premio Pezzuti per l’Arte, curata da Marco Izzolino e dedicata al tema: Napoli “di sotto in su”, sono Iole Capasso per l’opera Sacro e Chiara Coccorese per l’opera Zona rossa / Piano di fuga.La Commissione del Premio, dopo un’attenta valutazione, ha ritenuto che i progetti delle due vincitrici possano considerarsi complementari nello sviluppo del tema proposto per la Prima Edizione del Premio Pezzuti. I due progetti affrontano con originalità e capacità d’innovazione, il tema classico della veduta, sviluppando al contempo la dialettica tra due piani opposti della città (sotto/sopra; dentro/fuori; terra/cielo; acqua/fuoco).

 

Iole Capasso (Napoli, 1983) “Sacro”, 2016
A Napoli tra sopra e sotto c’è sempre stato uno scambio continuo, le caverne su cui Napoli è edificata sostengono la materia della quale erano piene e spesso contengono i resti di coloro che ci hanno vissuto, il Vesuvio, da sempre icona della città, trova nelle sue viscere l’energia che in un ciclo continuo governa lo scambio tra il sopra e il sotto, tra quello che si vede e quello che non si vede, tra quello che è stato e quello che sarà. Tutto ciò io lo chiamo sacro.

Chiara Coccorese (Napoli, 1982) “Zona rossa / Piano di fuga”, 2016
Napoli di sotto… nelle sue viscere domina il fuoco, il sacro elemento dal potere distruttivo e purificatore. Esso brucia in un Vesuvio pigro e assonnato, sprigionando tutta la sua energia nelle anime degli abitanti della città.
Napoli di sopra… i napoletani! Noi. Un fuoco perenne nel cuore, una mente dominata da una caotica folla di pensieri, idee, mani legate da troppi compromessi, esseri addormentati in un’attesa perenne di qualcosa di dimenticato. Cosa fare? Fuggire! Scappare dalla zona rossa dell’ignavia e dell’indifferenza, emigrare verso territori lontani dove poter far brillare il nostro diamante purissimo custodito con timore nei nostri abissi, perché a Napoli, si sa, non si può camminare con cose preziose addosso. Ma il fuoco di Napoli ha molti tentacoli. Sottili tentacoli sono dentro di noi, ci accendono di ira, di furbizia, di aggressività, di passione, di ingegno, di creatività, di arte.
Difficile ideare un piano di fuga che non preveda lo spegnimento di una parte della nostra anima.

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