Premio Raffaele Pezzuti per l’Arte, terza edizione
Il Premio“Raffaele Pezzuti per l’Arte” è un concorso riservato a giovani talenti dell’arte visiva agli esordi e dedicato alla memoria di Raffaele Pezzuti, giovane artista napoletano morto in circostanze tragiche nel 2002. Lo spirito con cui è nato il Premio è quello di creare un modello per combattere alla radice le occasioni che conducono molti giovani della città a fuggire da Napoli o ad entrare in contatto con la criminalità. La creatività, in qualunque forma essa si manifesti, è l’unica” arma” con cui respingere a priori la violenza diffusa sul territorio. Il tema scelto per l’edizione di quest’anno è “Napoli: Nuovi luoghi“.
Le vincitrici della 3a Edizione – “Napoli, nuovi luoghi”
Le vincitrici ex aequo della terza edizione del Premio Pezzuti sul tema ” Napoli. Nuovi luoghi” sono Martina Di Gennaro e Serena Petricelli. La giuria ha attribuito inoltre una menzione speciale per le seguenti autrici e le loro opere: Cristina Cusani, Interno, mare, e Martina Di Fenza, Untitled.
Il tema
Nelle due prime edizioni del premio, la maggior parte dei progetti presentati proponevano una rivisitazione del panorama classico della città con vista del Vesuvio sullo sfondo. Il paesaggio del “Golfo”, a cui ci hanno abituato secoli di sperimentazioni pittoriche e poi fotografiche, sembra essere un riferimento a cui è difficile sottrarsi: quando si pensa a Napoli, la prima immagine che viene alla mente è quella della “cartolina” per antonomasia.
Anche le due opere vincitrici della prima edizione, pur mettendola in discussione, citano volutamente la veduta classica della città, per trasformarla poi in qualcosa d’altro e di nuovo. Così, anche il Premio “Raffaele Pezzuti per l’Arte” è iniziato (quasi inconsciamente) dalla tradizione come punto di partenza, per poi esplorare in modo diverso, già nella seconda edizione, la città attraverso lo sguardo dei giovani artisti. Se però c’è una cosa che la veduta di Napoli col Vesuvio non mostra, è l’immagine della città dall’interno, dalle “sue” strade, dalle “sue” persone. E così per il Premio, giunto ormai alla terza edizione, è arrivato il momento giusto di cominciare ad allontanarsi dall’immagine classica di partenza – e in generale dalla tradizione – per cercare di esplorare quelli che sono oggi i luoghi simbolici della città. Con questo tema si intende spingere gli artisti a reinventare l’immagine di Napoli, a scoprire e mettere in evidenza, tra centro e periferia, i luoghi dove si svolge la vita – oggi – in questa città millenaria, e che possono essere in grado di rappresentarla.
Martina Di Gennaro (Napoli, 1994) “Eterotopia”, 2018
Eterotopici sono gli spazi – o “contro-spazi” – aperti, connessi ad infiniti – altri – spazi. Sono luoghi privi di luogo, sospesi tra un qui e un altrove; reali quanto intangibili, autodeterminati quanto abbandonati. Sono teatri dell’incontro e delle mescolanze, territori ontologicamente ibridi, reciprocamente estranei eppure inscindibili.
Eterotopici sono i nuovi luoghi di Napoli.
Aggrovigliate matasse di congiunzioni filiformi, talvolta interrotte, rompono ed interrompono i cieli dei sobborghi, sovrastano e invadono la terraferma devastata. La terra – ferma eppure in bilico -, fantasmatica dimora, adagia il suo peso gravoso sulle incerte palafitte di ieri, forti di fede ma non altrettanto di ginocchia.
Serena Petricelli (Napoli, 1989) Attesa, 2018
Napoli è un luogo fatto di attese e questo noi napoletani lo sappiamo bene. Aspettiamo sempre qualcosa. Attendiamo le ore il pullman fermi alla fermata dei bus. Aspettiamo ’a fatica. Attendiamo bloccati nel traffico all’ora di punta. Sono 28 anni che aspettiamo che il Napoli vinca lo scudetto e sono 28 anni che a ogni inizio di stagione ci ripetiamo che questa è la volta giusta. Siamo pazienti noi napoletani…
Le vecchie signore che abitano i vicoli di questa città, sicuramente attendono qualcosa. Forse non sono consapevoli neanche loro di cosa realmente stanno aspettando, ma le vedi lì, immobili, sedute sulla loro sediolina, sull’uscio del loro vascio, come protettrici di un regno e che ci sia pioggia, vento o sole, puoi stare tranquillo, le troverai sempre lì. Questa fotografia è l’attesa, si perché anch’io, da brava napoletana, come quelle vecchie signore dei vasci, ho dovuto imparare ad attendere. Aspettiamo in una vecchia stanza ormai in macerie, dove un tenue raggio di luce cerca di farsi spazio nell’oscurità, le cui mura spoglie, sporche e decrepite resistono nonostante i continui crolli. Sì, perché noi napoletani oltre ad attendere abbiamo dovuto imparare a resistere…
Siamo pazienti noi Napoletani.